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RIEVOCAZIONE DELLA PRIMA RANDONNEE DELLA STORIA

12 giugno 1897: dodici ciclisti capitanati dall'artista veneziano Vito Pardo partono in sella ai loro velocipedi al sorgere del sole da Roma con l'intento dichiarato di raggiungere Napoli entro il tramonto. Nove di essi realizzano l'obiettivo e pochi giorni dopo una ventina di ciclisti napoletani ripete l'impresa in senso inverso. I giornali dell'epoca danno grande risonanza all'evento appellando gli eroici ciclisti con l'aggettivo "audaci".

12 giugno 2010:diciotto "novelli audaci" capitanati dal medico romano 51enne Andrea Perugini, muovono alle 06.00 in punto da piazza del Campidoglio, in gran parte su velocipedi ed abbigliamento d'epoca, con l'intento dichiarato di rinverdire i fasti degli illustri predecessori e raggiungere entro il tramonto piazza del Plebiscito nel capoluogo partenopeo. Molti dei corridori hanno trascorso la serata e la notte precedente ospiti nella parrocchia di Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo dove il parroco, padre Mario, ha allestito un pasta party ed un dormitorio spartano ma funzionale su materassini e sacchi a pelo in modo da consentire ai corridori non romani (ma anche ad alcuni romani che hanno optato per questa soluzione) di contenere i costi della trasferta e trovarsi già nei pressi della partenza.

Alle ore 05.50 di sabato, dopo la benedizione di padre Mario, i ciclisti che hanno trascorso la notte a Santa Maria dei Miracoli raggiungono, attraverso via del Corso e piazza Venezia, il luogo di partenza sotto la statua equestre dell'imperatore Marco Aurelio in piazza del Campidoglio dove ad attenderli ci sono gli altri corridori. Alle 06.00 in punto si parte alla volta di Napoli. I primi chilometri si snodano attraverso la zona monumentale della "città eterna" in uno scenario di rara suggestione e bellezza. Il teatro di Marcello, la Bocca della verità, il Circo Massimo con le ampie vedute sul Palatino illuminato dai primi raggi del sole, la passeggiata archeologica con le terme di Caracalla fino all'inizio dell'Appia Antica dal fondo in sampietrini (ed in alcuni tratti col selciato romano originale) che viene percorsa per quattro chilometri e mezzo fin dopo la tomba di Cecilia Metella. Di qui i corridori si portano sulla via Casilina che percorreranno fin quasi a Napoli.

Al 40° km, in corrispondenza del bivio per Zagarolo, i corridori raggiungono un punto di ristoro non ufficiale simpaticamente organizzato dalla Ciclofficina Move Up, un laboratorio di recupero biciclette promotore dello sviluppo della mobilità dolce su due ruote, annesso all'ostello della gioventù della cittadina laziale. Pochi chilometri dopo i ciclisti, che procedono tutti in gruppo, arrivano al primo controllo ufficiale situato a Colleferro. Al momento di ripartire i diciassette corridori (si è già verificato il primo ritiro) si spezzettano in più gruppi che si ricompatteranno ai controlli successivi e nei pressi dell'arrivo.

Il tempo atmosferico favorisce i corridori. Il cielo è velato e ciò riduce di molto l'irraggiamento solare, la temperatura non è elevatissima (molti corrono con le maglie di lana ufficiali delle squadre degli anni '60 e '70) ed il vento soffia prevalentemente a favore.

Superata Frosinone si giunge al secondo controllo ufficiale posto a Ceprano dove è già presente l'auto d'appoggio che trasporta i bagagli con tre preziosissime volontarie che provvedono a dissetare e sfamare i corridori con acqua, bevande varie, dolci e frutta fresca. Qui si verifica il secondo (ed ultimo) abbandono per cui si riparte in sedici alla volta del Sacrario Militare di Mignano Montelungo situato al 162° km di corsa.

Il sacrario custodisce le spoglie di circa mille soldati italiani periti nelle sanguinose battaglie di Montelungo (settembre 1943 - maggio 1944) che videro per la prima volta il neo ricostituito esercito italiano schierato a fianco degli anglo-americani contro le armate tedesche.

Nel parco retrostante il parcheggio del Sacrario è allestita un'accoglienza oltremodo gradita. Il direttore del Sacrario in persona, 1° Maresciallo Luogotenente Mario Caraccio, offre bevande fredde e frutta ai corridori che sostano lungamente al fresco all'ombra degli alberi. Dopo le foto di rito con le bici d'epoca schierate davanti ai carri armati ci si trasferisce all'ingresso della zona cimiteriale dove i corridori, sotto la supervisione del direttore del Sacrario, sostano in raccoglimento per qualche minuto mentre una piccola rappresentanza di quattro corridori (tra cui Laura, l'unica rappresentante del gentil sesso presente alla ciclo pedalata) in rigoroso abbigliamento ciclistico d'epoca depongono un mazzo di fiori sulla tomba di un caduto ignoto.

Si riparte tutti insieme ma subito si formano diversi gruppi che si ricompatteranno solo a Villa Literno. Iniziano a questo punto gli ultimi trenta chilometri che, come previsto, si svolgono in un crescendo di traffico che raggiunge i livelli del vero e proprio caos nell'attraversamento di Marano (dove tra zona pedonale, lavori in corso e foratura di Laura si impiega quasi mezz'ora a percorrere un paio di chilometri) e poi lungo la discesa su sampietrini di via Toledo nel cuore di Napoli.

Alle 19.30 i sedici "novelli Audaci" fanno il loro ingresso trionfale in piazza del Plebiscito dopo 254,5 km e 1.900 metri di dislivello. La stanchezza e la fame iniziano a farsi sentire e dopo un'infinità di foto, di abbracci e strette di mano ci si trasferisce, in un caos di traffico che non accenna a diminuire, all'ostello della gioventù a Mergellina.

Dopo una ricca doccia ed un'abbondante cena, con tanto di sfogliatelle napoletane e babà, si inizia a programmare il ritorno lungo la via Appia per il giorno successivo. Al termine di lunghe discussioni si stabilisce di rimandare la decisione l'indomani al risveglio in base alle condizioni fisiche dei singoli.

E così la domenica mattina, dopo la più classica delle colazioni italiane (cappuccino e cornetto), cinque corridori decidono di tornare in treno, tre optano per la soluzione mista (in treno da Napoli a Villa Literno, poi in bici lungo l'Appia di lì a Terracina ed infine ancora in treno fino a Roma) mentre gli ultimi otto "super Audaci" muovono alle 7.30 in bici alla volta di Roma che raggiungeranno, dopo aver percorso quasi interamente la via Appia, alle 19.30, sommando, nelle due giornate, un totale di 500 km esatti.

Assolutamente doveroso un rapido elenco degli "Audaci 2010": oltre ai già citati Andrea (il capitano e organizzatore) e Laura (venuta appositamente da Boston dove vive), i due "ragazzini" (under 30) Riccardo e Marco, i "corsaioli" Giovanni Battista e Roberto, i "randonneurs D.O.C." Silvano, Francesco, Rolando, Massimo e Giuseppe (Pino), i "passisti" Pierluigi, Sandro e Giampiero (è dura stargli dietro!), il coraggiosissimo Luigi (dato per disperso a Villa Literno e giunto in solitudine con tempismo eccezionale per la cena) e, dulcis in fundo, l'immarcescibile Giuseppe "Bepi" Siviero, 63 anni all'anagrafe, meno della metà come spirito, meritevole, oltretutto di un bel 10 e lode per l'abbigliamento ed il velocipede d'epoca.

Da menzionare anche gli sfortunati Stefano ed Elio (li attendiamo un po' più in forma alla prossima manifestazione) e i tre "angeli custodi" che hanno assistito con impegno e disponibilità i corridori: Maria Carla, Paola e Lorraine.